giovedì 14 giugno 2012

Best Unusual Design Hotel in Milan

Qui di seguito alcuni hotel diversi e insoliti dove soggiornare a Milano, non si tratta di strutture associate a catene o con standard internazionale, ma qualcosa di speciale e sempre con l'attenzione al design.

Hotel Palazzo Segreti
http://www.palazzosegreti.com/index.htm



Foresteria Monforte
http://www.foresteriamonforte.it/index.htm



Hotel Milano Scala
http://www.hotelmilanoscala.it/hotel-4-stelle-milano



Hotel Villa San Carlo Borromeo
http://www.hotelvillasancarloborromeo.com/hotel.htm




lunedì 11 giugno 2012

Cause e ipotesi terremoti nel mondo, HAARP, gli USA controllano tutto

Vincere alla lotteria è perfettamente possibile. Purché non avvenga tutti i giorni. Se qualcuno inizia a vincere alla lotteria troppo spesso giustamente ci insospettiamo e ci viene naturale chiederci se il gioco non sia in qualche modo truccato. Di solito lo è. Per i casi banali ci pensa Striscia la Notizia a fare luce. Per quelli più seri, mi sa che dobbiamo arrangiarci.La stessa cosa dovremmo infatti chiedercela quando la lotteria in oggetto è quella che non vorremmo vincere mai: la lotteria della catastrofi. Le grandi catastrofi sono rare, ed il loro verificarsi può venire paragonato alla vincita ad una lotteria, ad una grande lotteria negativa, la lotteria della sfiga massima. E non si può non notare che, da qualche tempo, di questa sgradevole lotteria ci sono in giro un po’ troppi biglietti vincenti.Vi ricordate di avere mai sentito parlare di tsunami prima del film americano “The day after tomorrow”? Personalmente, nell’intero arco della mia vita non ricordo uno tsunami degno di nota fino a qualche anno fa. Ad essere sinceri non conoscevo neppure il vocabolo e, se fate un breve esame di coscienza, vi renderete conto che neppure voi sapevate di questa parola sino a qualche anno fa. Così rari da non essere neppure degni di menzione, all’atto pratico gli tsunami non esistevano proprio. Era l’ultima delle cose di cui preoccuparsi. Entità mitologiche che avvenivano più di rado che una volta ogni morte di papa.Poi è uscito il film di Roland Emmerich, che mostrava uno tsunami sommergere New York, e da quel momento lo tsunami è entrato a pieno titolo nell’immaginario di tutti noi. Sfortunatamente, è per coincidenza entrato contemporaneamente anche nell’immaginario di Mamma Natura – quasi che Mamma Natura abbia un rapporto privilegiato con Hollywood – tanto che di punto in bianco Mamma Natura ha iniziato ad infliggerci uno tsunami dopo l’altro. Sembra quasi che Hollywood e Mamma Natura si siano messi d’accordo per farci fessi. Speriamo che non vadano anche a letto insieme. Tutto sommato, siamo un po’ tutti gelosi di Mamma Natura e ci dispiacerebbe scoprire che alle nostre spalle se la fa con Hollywood. Anche perché quello che succede alle nostre spalle rischia sempre di ficcarcisi prima o poi nel didietro.A dicembre 2004 lo tsunami da oltre 200 mila morti nell’Oceano Indiano. A Luglio 2006 uno tsunami più modesto a Java. Piccolo tsunami anche a settembre 2007 in Indonesia, notevole tsunami a Samoa a settembre 2009, discreto tsunami senza vittime vicino al Giappone a dicembre 2010 ed infine il super tsunami in Giappone del marzo 2011. Qualche benpensante magari sbotterà: Ma andiamo, probabilmente c’erano anche prima gli tsunami, è solo che i giornali non ne parlavano!Macché!Guardando i grafici che mostrano frequenza, intensità e gravità dei fenomeni sismici nel tempo nel mondo, scopriamo che negli ultimi anni i terremoti con effetti importanti sono aumentati in modo a dir poco incredibile. I grafici sono completamente sconcertanti.Grafico della potenza totale dei terremoti superiori ai 6 Gradi Richer negli ultimi decenniGrafico dei terremoti devastanti e mortali fra i 6 e gli 8 Gradi Richer nell’ultimo secolo.Qui lo vedi più grosso.Si noti che i cosiddetti scienziati si guardano bene dallo spiegare in modo convincente questa incredibile modifica nel comportamento di Madre Natura. Il che diventa immediatamente comprensibile nell’eventualità che spiegare questa anomalia ti faccia naufragare la tua carriera. Abbiamo già visto per i fatti dell’11 settembre gli scienziati amanti della propria carriera darsi in pasto al lato osculo della scienza.Mandati gli scienziati inadempienti a quel paese, ci tocca una volta di più provare ad iniziare a pensare finalmente con le nostre teste. O per lo meno con l’ausilio di teste che non se la facciano sotto all’idea di rovinarsi la carriera.In occasione del terremoto che ha raso al suolo Haiti a gennaio del 2010, il presidente venezuelano Hugo Chavez ha dichiarato che il terremoto sarebbe stato provocato da un’arma sismica statunitense. L’informazione gli sarebbe giunta da fonti militari russe. Fantascienza? Sta di fatto che gli americani al momento del terremoto di Haiti stavano effettuando un’esercitazione militare per un intervento umanitario da effettuarsi ad Haiti in caso di catastrofe naturale. Invadere quindi Haiti per recare i propri “aiuti” è stato quindi molto semplice, tutte le forze erano già schierate. Per colmo di coincidenza, la stessa identica cosa era accaduta in occasione del terribile tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano. Pure là erano già pronti ad intervenire. Tutto ciò suona sospetto, ma ancora non prova nulla.Già da parecchi anni si vocifera in rete che terremoti artificiali ed altre modificazioni climatiche sarebbero da ascriversi ad una misteriosa stazione scientifico-militare americana sita in Alaska: un progetto del Dipartimento della Difesa Statunitense, coordinato dalla Marina e dall’Aviazione: il famigerato programma HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program), basato sullo sviluppo di tecnologie ideate da Nikola Tesla.Soliti deliri da complottisti?Non esattamente.Del problema di HAARP si è occupato anche il Parlamento russo, la Duma, nel 2002, giungendo ad un documento firmato da 188 deputati: “Sotto il programma HAARP, gli Stati Uniti stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza. Il significato di questo salto è comparabile al passaggio dall’arma bianca alle armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari”.Beh, i russi di armi qualcosa ne capiscono, quindi ci dovremmo pensare due volte prima di ridicolizzare i loro timori.Ma di HAARP si è fuggevolmente occupato anche il Parlamento Europeo. Il problema è stato portato in discussione, ma è stato poi prontamente insabbiato.E di HAARP si è occupato anche il GRIP (Groupe de recherche et d’information sur la paix et la sécurité), un istituto di ricerca creato a Bruxelles nel 1979. Se sapete il francese potete leggere il loro rapporto di 79 pagine.Non avrete sentito parlare di HAARP al telegiornale e neppure nei giornali quotidiani di vostra fiducia, ma se ancora persistete ad informarvi nel vecchio modo, ormai completamente irrigimentato, avete poco di che stupirvi di certe lacune.HAARP in parole povere consiste in un sistema di antenne in grado di sparare nella ionosfera onde elettromagnetiche ad alta frequenza con la potenza di milioni di Watts (fino a 1,7 Gigawatt, ovvero 1,7 miliardi di Watt) in grado di “cuocere” e modificare la ionosfera. Scaldando la ionosfera si creerebbero delle sorte di “lenti” in grado di ridirigere i fasci di energia e scaricarli ovunque nel globo. Usando la frequenza giusta, essi sarebbero ad esempio in grado di interferire con la crosta terrestre e provocare artificialmente terremoti.Qualche ingenuo potrà pensare che nessuno potrebbe mai essere così folle da aprire il Vaso di Pandora delle modificazioni climatiche a scopo bellico. Errore. Il progetto per le guerre climatiche esiste di sicuro ed è in parte anche stato messo nero su bianco in uno studio del Dipartimento della Difesa statunitense nel 1996. Si chiama “Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025 (Il Clima come un Moltiplicatore di Forza: Possedere il Clima nel 2025). Potete leggerlo interamente online. Per chi vuole approfondire ulteriormente i misteri di HAARP, in rete si trova ampio materiale.Ma se leggere è troppo faticoso, potete sempre guardarvi un documentario condotto dall’ex governatore del Minnesota Jesse Ventura, dove l’argomento viene raccontato e semplificato con i crismi della spettacolarizzazione all’americana.L’unico problema in questo documentario è che alla fine finiscono per raccontarci che HAARP serve a controllare i nostri cervelli, il che ovviamente discredita l’intera tesi di HAARP come arma. Ma visto che il risultato è un calo di credibilità della tesi, forse l’obiettivo era proprio quello.Se andiamo sulla homepage ufficiale di HAARP, troviamo un rassicurante sito che parla di ricerca scientifica e che promette che non farà mai del male a nessuno. Questo ovviamente lascia il tempo che trova, che arma segreta sarebbe se lo andassero a raccontare a tutti? Sul sito di HAARP possiamo anche guardare i grafici che ci illustrano l’attività di HAARP, roba da nerd e magari qualcuno ci capirà anche qualcosa.In effetti, una persona che ci ha capito qualcosa, è saltata fuori. Tanto essa ci ha capito qualcosa, che addirittura è riuscita a prevedere il terremoto del Giappone. E come facciamo a sapere che ha davvero previsto il terremoto? E’ semplice: ha postato su Youtube un video con la sua previsione di un terremoto di elevatissima intensità per i giorni successivi. E ognuno di voi può andarsi a guardare quel video e verificare la data in cui il video è stato caricato: 3 marzo 2011. Lo tsunami è avvenuto 8 giorni dopo. La persona che ci ha capito qualcosa aveva già previsto anche un precedente sisma in Nuova Zelanda. Non c’è ragione di dubitare troppo poiché, una volta capito il trucco, anche noi ci ritroveremo con questa capacità chiaroveggente. A rivelare quando ci saranno importanti terremoti è involontariamente HAARP stesso, se si ha la pazienza di dare un occhiata alle sue misurazioni. Qualche giorno prima del sisma in Giappone, più precisamente il 3 Marzo, nel grafico delle misurazioni effettuate da HAARP c’è un buco. Per un errore tecnico, per un caso o per la deliberata intenzione di nascondere dei dati, il grafico altrimenti perfetto che mostra l’attività di HAARP si interrompe per qualche tempo. Beh, le spiegazioni possono essere parecchie, è il primo pensiero della maggioranza di noi. Certo, se il fenomeno si fosse verificato solo una volta, o se si verificasse a casaccio.Peccato però che la stessa interruzione nei dati è verificata anche poco prima del terremoto di Haiti a gennaio 2010!Vabbé, due eventi possono essere una coincidenza, e…E anche poco prima del terremoto in Nuova Zelanda a settembre 2010!Please generate and paste your ad code here. If left empty, the default referral ads will be shown on your blog.E pazienza, trattasi chiaramente di triplice coincidenza, a volte i terni al lotto…E anche poco prima del terremoto di Sumatra ad ottobre 2010!E allora? La fortuna è cieca e di tanto in tanto le quaterne…E anche poco prima del terremoto di Samoa a settembre 2009!Cosa volete dimostrare? L’impossibile è impossibile solo fino a quando non si verifica e…E anche poco prima del terremoto de l’Aquila ad aprile 2009!Eh, no! L’Aquila per favore lasciatela stare! Quella abbiamo già deciso che è colpa di Berlusconi e…Va beh, mettiamola in altri termini: o si tratta di una delle più incredibili serie di coincidenze mai viste – tanto valeva vincere al superenalotto – oppure qui ci stanno a raccontare tante di quelle balle che la metà basta. Se poi uno va a guardare ad alcune date delle varie catastrofi, la frittata è completa: 26 Dicembre 2002 (Ciclone Zoe in Polinesia), 26 Dicembre 2003 (terremoto in Iran), 26 Dicembre 2004, onda tsunami nelll’Oceano Indiano – o qualcuno ha poca fantasia nella scelta delle date, oppure Dio gioca a dadi e non appena Natale è passato gli escono fuori davvero delle giocate del cazzo. Anche di questa ossessione del numero 11 non se ne può più! Dopo l’11 settembre 2001, le bombe a Madrid l’11 marzo 2004 adesso ci tocca lo tsunami in Giappone lo stesso identico giorno, 11 marzo 2011. Ed esattamente un anno prima, l’11 marzo 2010 un bel terremoto da 7 gradi circa anche in Cile (anche se c’è da dire che un terremoto peggiore sempre in Cile era avvenuto 2 settimane prima)Viene da chiedersi cosa ci sia in programma per l’11 novembre 2011 (11/11/11). E viene il sospetto che dovrà trattarsi di qualcosa di particolarmente memorabile!Rimanendo in tema di date, potete vedere dai grafici soprastanti che questa sconcertante esplosione di sismi superiori ai 6 gradi Richter ha manifestato i suoi primi sintomi a partire dal 1996, per poi subire una brusca accelerata una decina di anni dopo. Ormai abbiamo vinto al superenalotto, quindi una coincidenza in più ci fa un baffo: HAARP è entrato in funzione più o meno nel 1996 ed è stato poi completato una decina di anni dopo, a marzo 2006.Adesso che conoscete il trucco potete dilettarvi anche voi a prevedere i prossimi eclatanti terremoti. Non è detto che il criterio rimanga valido a lungo, poiché immagino che appena si sparge la voce a qualcuno in Alaska verrà bene in mente di usare la funzione clone-stamp di Photoshop ed aggiungere quei quattro pixel che mancano prima di ogni evento sismico importante. Probabilmente ciò avverrà anche coi grafici del passato, quindi andateveli a vedere finché sono genuini. Quello di Haiti pare sia stato già “restaurato”.Cliccate qui per giocare anche voi al Piccolo Mago Otelma e prevedere terremoti futuri oppure indagare nel passato e capire retrospettivamente se avreste potuto prevedere i terremoti che ci sono già stati, facendo attenzione a notare un’interruzione del segnale di HAARP nei giorni prima dell’evento in questione.Rammentando che in genere questa interruzione di segnale avviene prima di terremoti molto potenti, sopra i 7 gradi Richter. E che la maggior parte di terremoti, che sono di magnitudo inferiore, non sono preceduti da nessuna interruzione di segnale. C’è in rete chi sostiene di avere trovato in altri grafici di HAARP anche la traccia di un aumento di attività durante i terremoti importanti. Chi è curioso, approfondisca pure questo aspetto più tecnico.Quando Photoshop entrerà in azione e questo trucco non funzionerà più, potete ancora cercare di intuire l’azione di HAARP da un altro curioso fenomeno che da qualche tempo si osserva prima di questa nuova generazione di grandi eventi sismici: strane ed inconsuete luci che appaiono in cielo, così strane che a volte vengono addirittura scambiate per UFO. Il calce all’articolo ne potete ammirare alcune, apparentemente riprese prima di terremoti in Cile e in Cina.In conclusione, dopo averci rotto i marroni per anni con inesistenti armi di distruzione di massa nascoste in Iraq, Iran e ovunque si voglia andare a rubare petrolio, non sarebbe del tutto inappropriato che le Nazioni Unite mandassero qualche competente ispettore (magari giapponese…) a fare una visitina in Alaska, a capire con esattezza a che cavolo esattamente serve questo dannato HAARP. Dopotutto, se non c’è niente da nascondere, gli americani mica si opporranno all’ispezione, no? Non si oppose alle ispezioni Saddam, che era cattivo, figuriamoci se si opporranno gli americani, che sono buoni!Roberto QuagliaOriginariamente pubblicato su www.Roberto.infoPS. Qualcuno potrebbe chiedersi perché io non abbia affrontato anche l’argomento del movente per cui tutte queste catastrofi verrebbero scatenate ad arte. Le mie idee in merito ce l’ho, ma si tratta di opinioni, e delle opinioni bisognerebbe imparare a cianciare di meno di quanto comunemente si faccia. Meglio limitarsi ai fatti e, naturalmente, alle deduzioni logiche che dai fatti si traggono. Purché ovviamente ligie ad una corretta applicazione del criterio logico del Rasoio di Occam. Per inciso, ipotizzai un’esplosione di fenomeni di guerra climatica già nella prima edizione del 2006 del mio libro sui misteri dell’11 Settembre, ovvero prima che il clima “impazzisse”. Scrissi in quel libro anche che ci avrebbero propinato virus mutanti dei maiali anni prima che partisse il marketing dell’influenza suina, ma questa è un’altra storia.PPS. Qualcun altro si chiederà invece perché se tutto ciò è vero, nessuna delle nazioni colpite da HAARP si ribella. Perché nessun politico di una delle nazioni colpite dice nulla? La risposta ci viene dall’esempio di un politico che qualcosa ha detto: Nel 2009 il ministro delle Finanze Giapponese Shoichi Nakagawa rivela in un intervista a Benjamin Fulford di avere passato il controllo del sistema finanziario Giapponese ad un gruppo oligarchico di super banchieri internazionali perché costretto. Costretto da cosa? Tenetevi forte: il ministro e il suo portavoce hanno affermato di essere vittima della minaccia di un’”arma per terremoti” americana. Poco tempo dopo Shoichi Nakagawa verrà trovato morto. Capito perché? Ecco di seguito il racconto di Fulfold.Altri articoli su HAARP li trovate qui.Una serie di brevetti di tecnologie usate da HAARP li trovate qui sotto:- Brevetto USA 4686605 – Metodo ed apparato per modificare una regione nell’atmosfera terrestra, nella ionosfera e/o magnetosfera – TESTO INTEGRALE- Brevetto USA 4999637 – Creazione di nuvole artificiali ionizzate sopra la terra -TESTO INTEGRALE- Brevetto USA 4712155 – Metodo ed apparato per creare una artificiale regione di plasma a riscaldamento elettronico ciclotronico – TESTO INTEGRALE- Brevetto USA 5777476 – Tomografia globale terrena (CGT) usando una modulazione di electrojets ionosferici –TESTO INTEGRALE- Richiesta di Brevetto USA 20070238252 – Accensione cosmica di particelle di pattern di plasma artificialmente ionizzato nell’atmosfera – TESTO INTEGRALE- Brevetto USA 5068669 – Sistema di fascio di energia – TESTO INTEGRALE- Brevetto USA 5041834 – Specchio ionosferico artificiale composto da uno strato di plasma che può venire inclinato – TESTO INTEGRALEScena apparentemente ripresa in Cile il giorno prima del devastante terremoto del 27 febbraio 2010 – da prendersi con beneficio di inventario poiché inverificabileScena apparentemente ripresa in Cina il giorno prima di un terremoto – da prendersi con beneficio di inventario poiché inverificabileCollage di scene con strane luci nel cielo prima o durante terremoti – da prendersi con beneficio di inventario poiché inverificabili. Alla seduzione di immagini pittoresche, ma non sufficientemente circostanziate, è certamente più saggio preferire l’analisi critica di dati inoppugnabili.










sabato 9 giugno 2012

Allarme Terremoto in Emilia Romagna, possibile nuova faglia e nuova scossa a Ferrara

E se un nuovo forte terremoto colpisse tra breve la città di Ferrara dopo quelli assai violenti del 22 febbraio 1346 e del 17 novembre 1570?Avrebbero avuto ragione i tecnici della Commissione grandi rischi che, rompendo la tradizionale prudenza dei sismologi in fatto di previsioni, hanno emesso un comunicato in cui si afferma che «in caso di una ripresa dell’attività sismica nell’area già interessata dalla sequenza in corso, è significativa la probabilità che si attivi il segmento compreso tra Finale Emilia e Ferrara con eventi paragonabili ai maggiori eventi registrati nella sequenza». In altre parole, secondo quanto spiega il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, dei tre segmenti della faglia interessata al sisma se ne sono spezzati due liberando l’energia che ha determinato le devastanti scosse del 20 e del 29 maggio, il terzo no, ma - secondo gli esperti della Commissione - è probabile che si rompa anch’esso con conseguenze analoghe ai due eventi precedenti.
Se, invece, questo evento non si verificherà, si giustificherebbe la rabbia che è montata rapidamente, soprattutto tra gli amministratori pubblici dell’area del sisma, a fronte di una previsione che non può vantare carattere di sicurezza scientifica, ma è solo - afferma Vasco Errani - «un dato statistico». Il presidente della Regione Emilia ribadisce che «scientificamente nessuna scossa può essere prevista e che le ricerche in merito, così come i probabili scenari, attengono alla sfera statistica della maggiori o minori probabilità».
Tra i sindaci della zona è diffusa la convinzione che il risultato principale dell’uscita della Commissione grandi rischi sia quello di aggiungere danno a danno, diffondendo angosce e paure e fiaccando sul nascere le spinte a reagire alla disgrazia e al restauro di condizioni di normalità. Il primo cittadino di Ferrara, Tiziano Tagliani, diffonde il messaggio che oggi sarà regolarmente in ufficio e così spera che facciano tutti i suoi concittadini. Altrettanto critico con la nota diramata il sindaco di Cento, Piero Lodi, che si chiede innanzitutto cosa fare con la prossima apertura dei centri estivi per i bambini. Furioso il suo collega di Finale Ligure, Fernando Ferioli, che pensa addirittura di presentare denuncia per procurato allarme. Assai perplesso anche l’ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica, Enzo Boschi, che alla Commissione grandi rischi chiede, perlomeno, «una precisazione su come è arrivata a questa dichiarazione. Non mi risulta infatti - osserva lo scienziato - che sia possibile fare previsioni di terremoti».
La singolare previsione - con le sue ovvie conseguenze - sembra venire poi a confliggere oggettivamente con lo «sforzo straordinario» a favore delle popolazioni colpite dal terremoto che Mario Monti ha annunciato ieri in una conferenza stampa affiancato dai ministri Cancellieri, Di Paola e Passera. Il presidente del Consiglio ha assicurato «l’intensificazione della presenza dello Stato» nelle zone disastrate. Il governo giovedì aveva condotto un esame approfondito della situazione assieme al capo della Protezione civile, Gabrielli, al presidente della Regione Emilia e commissario straordinario alla ricostruzione, Errani, e ai rappresentanti della Commissione grandi rischi, e ieri Monti ha potuto annunciare che «sosterrà e rafforzerà le iniziative già in atto assumendo tutti gli interventi necessari a tutelare le comunità locali oltre a consentire l’avvio della ricostruzione». Questo, ha sottolineato il premier, «richiederà uno sforzo straordinario in termini di risorse, competenze, strumenti».
Poi, rivolgendosi alle popolazioni colpite dal sisma, Monti ha detto: «Un governo non può scongiurare un terremoto né prevederlo, ma noi vogliamo incoraggiarvi a non vedere le cose in modo ancora più grave e preoccupato di come naturalmente già le vedete. Spero che per voi sia di rassicurazione sapere che il governo è pienamente impegnato con tutti i mezzi disponibili ad esservi vicino». Il ministro dello Sviluppo, Passera, a sua volta ha sottolineato l’esigenza dei vari settori economici dell’area colpita dal sisma di «far tornare tutti a lavorare il più in fretta possibile, ovviamente in condizioni di sicurezza».
Tutto da vedere l’effetto che l’inusitata previsione della Grandi Rischi potrà avere su questi propositi di rilancio dell’economia della zona e delle stesse condizioni di normalità della vita quotidiana. A rassicurare un po’ gli animi ci prova Franco Gabrielli che, alla luce dell’allarmante documento, promette di «accelerare le verifiche e la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati dell’Emilia».

L'area in Emilia Romagna del terremoto si è alzata di 12 cm

Un'area di circa 50 km quadrati in Emilia si è sollevata fino a 12 cm in conseguenza del terremoto. È quanto emerge dall'attività di monitoraggio dallo Spazio delle aree dell'Emilia Romagna colpite dalterremoto, avviata dal Dipartimento della Protezione Civile dopo l'inizio della sequenza sismica. «Le nuove acquisizioni radar dei satelliti della costellazione Cosmo-SkyMed, programmate dall'Agenzia Spaziale Italiana su tutta l'area in cui sono in atto fenomeni sismici, hanno permesso di studiare gli effetti permanenti dei movimenti del suolo, causati dalla scossa del 29 maggio scorso, e di valutare un sollevamento dell'area fino a 12 cm» riferiscono in una nota Cnr, Asi e Ingv.
Lo studio è stato condotto da un team congiunto di ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irea di Napoli) e dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) mediante una tecnica denominata Interferometria Differenziale che permette di misurare spostamenti del terreno anche dell'ordine di pochi centimetri su grandi aree. La zona maggiormente interessata si estende per circa 50 km quadrati, tra Mirandola e San Felice sul Panaro nella provincia di Modena.
Due le immagini realizzate dai satelliti radar Cosmo-ASkyMed diffuse oggi da Asi, Cnr r Ingv. «La prima immagine (interferogramma) può essere letta -spiegano Asi, Cnr e Ingv- come una mappa dei movimenti del suolo, in termini di cicli di colore, nella direzione di vista del satelllite. Ogni ciclo indica una deformazione del suolo di 1,5 cm e sommando i cicli di colore si ottiene lo spostamento massimo del suolo verificatosi tra le due date». «Per rendere visivamente più chiara la deformazione misurata, la seconda immagine -proseguono gli enti di ricerca- mostra la mappa degli stessi spostamenti ricavata dall'interferogramma».
«Le zone in rosso - continuano - sono quelle che hanno subito il maggior innalzamento, mentre le aree stabili sono in verde. Il sollevamento è stato causato dallo scorrimento in profondità dei due lembi della faglia sulla quale si è originato il terremoto del 29 maggio scorso». «L'ultima acquisizione del sistema Cosmo-SkyMed sulla zona interessata dal sisma era avvenuta la sera del 27 maggio, due giorni prima del secondo evento. Il calcolo della deformazione del suolo dovuta alla forte scossa del 29 maggio -spiegano ancora Cnr-Asi e Ingv- è stato possibile dopo il primo passaggio utile del primo dei quattro satelliti della costellazione sulla orbita, avvenuto nella serata del 4 giugno».
«L'uso dei satelliti di Cosmo-SkyMed, caratterizzati da tempi di rivisita molto brevi, ha permesso -affermano Asi, Cnr e Ingv- di avere a disposizione un gran numero di dati, tali da poter studiare e separare gli effetti delle prime scosse sismiche del 20 maggio da quelle avvenute il giorno 29. Con altri sensori, caratterizzati da tempi di rivisita più lunghi, questo non sarebbe stato possibile». «Il risultato ottenuto -continuano gli enti di ricerca - è particolarmente interessante in quanto consente un'analisi completa della zona interessata dalle deformazioni del suolo, la quale mostra un orientamento prevalentemente est-ovest. Le sue caratteristiche, e il confronto con i dati della sismicità, indicano che la faglia del 29 maggio si colloca nella continuazione verso Ovest di quella del terremoto del 20 maggio».
«Le osservazioni satellitari, oltre a fornire importanti informazioni nell'immediatezza di eventi sismici come in questo caso, rappresentano -concludono Asi, Cnr e Ingv- un patrimonio informativo fondamentale che, insieme ai dati raccolti sul campo e alla messa a punti di sofisticati modelli matematici, permette di approfondire la comprensione dei meccanismi fisici che sono alla base dei fenomeni sismici».

giovedì 7 giugno 2012

Alex Webb, mostra del fotografo allo Spazio Forma di Milano

In questi giorni c'è una mostra fotografica a Milano molto particolare che consiglio a tutti. Qui di seguito qualche informazione su Alex Webb e alcune foto.



La mostra raccoglie trent'anni di fotografiescattate ad Haiti, Caraibi, Messico, Etiopia, Costa Rica, Brasile ma anche in Russia e New England.Considero Webb un vero genio della fotografia, le sue immagini sembrano una combinazione di più foto tanto sono complesse.Lo sguardo può indugiare per ore su una fotografia di Webb, all'interno di una sua inquadratura succedono talmente tante cose da renderle ipnotiche, diventa difficile staccare lo sguardo o muoversi da una parte all'altra del frame.Alex Webb non è un fotografo che rientra facilmente in un genere, non è unfotogiornalista tradizionale, la sua è sìfotografia documentaria ma il suo punto di vista è talmente forte che forse la definizione di fotografia artistica è la più pertinente.Webb, come i fotogiornalisti, racconta spesso i luoghi delle tensioni sociopolitiche, ma a differenza dei fotogiornalisti classici non insegue la notizia, preferisce camminare. Sì, per Webb l'unico modo per fare esperienza di un luogo e comprenderne la realtà socio-culturale o estetica è camminare e camminare instancabilmente per le strade, perché è "dalla strada che nasce tutto".Webb porta l'approccio della street photography nel mondo, fuori dalle città tradizionali.Nel 1975, ad appena 23 anni, Webb sente di essere arrivato a un punto morto con la fotografia. Lavorava in bianco e nero; ma sentiva che le sue immagini non lo stavano portando a niente di nuovo. Gli capita per le mani il romanzo di Graham Greene, I commedianti, ambientato nel mondo turbolento dell’Haiti di Papa Doc e subito dopo parte per Port-au-Prince.Webb parla di questo viaggio come di un momento di profonda trasformazione per lui, come fotografo e come essere umano per l'intensità emotiva di Haiti esasperata dalla violenza della luce: "La luce infuocata e la potenza del colore sembravano in qualche modo impressi nelle culture con cui stavo lavorando: era un altro pianeta rispetto alla riservatezza grigio-marrone del New England, dov'ero cresciuto".
Da allora inizia un processo che lo porterà dal 1978 a fotografare solo a colori.

Il tema del "confine", del bordo, dell'indefinitezza, è una costante delle sue fotografie, dove spesso compaiono degli elementi che funzionano da linee divisorie di mondi paralleli che coabitano la stessa immagine per cui ogni fotografia racconta tante piccole storie.La maggior parte delle fotografie che siamo abituati a vedere ha un elemento a fuoco su un piano specifico che ne costituisce il fulcro,la potenza invece delle fotografie di Webb è la coesistenza di diversi fulcri su diversi piani focali per tutta la profondità di campo, per cui nelle sue immagini accade qualcosa in primo piano ma anche a metà e sullo sfondo.Webb si dichiara affascinato dalle aree di confine, le isole, i margini della società, i "luoghi caratterizzati da indefinitezza culturale e (spesso) politica, dove le culture si incontrano, a volte scontrandosi, a volte fondendosi".Alex Webb e Rebecca Norris Webb si aiutano nell'editing delle rispettive fotografie anche se l'ultima parola spetta al creatore dell'immagine perchè “Se non puoi fare l’editing delle tue foto allora non stai davvero esprimendo te stesso”, questo è un concetto molto interessante perché l'editing è parte integrante del lavoro, è con l'editing che si capisce veramente quello che si sta facendo, si creano connessioni fra le diverse immagini e ci si rende conto di cosa manca, cosa c'è, in che direzione si va, l'editing diventa quindi un momento meditativo e di approfondimento.La fotografia è una magia che nasce dall'incontro della soggettività del fotografo con l'oggettività della realtà, da questo incontro nasce una terza dimensione che vive della tensione tra la verità e l'immaginazione, una terza dimensione particolarmente straordinaria e sorprendente nelle fotografie di Alex Webb.














Fonti: www.vogue.it

lunedì 4 giugno 2012

I migliori tortellini del mondo da Biagi

Se volete provare la vera cucina bolognese fatta di turtlen e non solo... dovete andare da Biagi (osteria della Lanterna). Potete iniziare dal Ristorante in Viale XII Giugno n°2 a Bologna, dove la mamma in cucina vi farà assaporare ogni piatto della tradizione emiliana. Scoprirete inoltre gli oggetti d'arte creati con la forma dei tortellini come collane, gemelli e orecchini. Se i famosi turtlen di Biagi vi sono piaciuti andate in Via Savanella 9/A sempre a Bologna dove troverete il negozio per la vendita diretta, una location d'altri tempi vi accoglierà e scoprirete come vengono fatti i tortellini davanti ai vostri occhi. Disponibili anche corsi di cucina e servizio di catering.





GIOIELLI A FORMA DI TORTELLINO

Tanto piccoli da poter essere trasformati in gioielli. In gemelli da polsino. Orecchini pendenti. Ciondoli. Portachiavi. I tortellini mignon griffati da Biagi — lo storico ristorante nato nel ‘37 a Casalecchio, oggi trasferito in via Savenella 9/a — si trasformano in 16 grammi di preziosi in argento, oro giallo, oro rosa. Volendo anche punteggiati di brillanti. E’ l’idea di Fabio Biagi, figlio del patriarca Ivano, che oggi gestisce il ristorante che piaceva tanto a Gianni Brera. "Tutto è nato dalla mia passione per i gemelli. Finché un giorno un amico mi ha detto: perché non farne una coppia a forma di tortellino?". L’amico è Gianluca Sturi e l’idea, gettata lì come uno scherzo, sembra buona. Detto fatto. "Abbiamo fatto il calco di uno dei nostri tortellini". Quelli minuscoli che Biagi serve in brodo, e che piacciono tanto all’ex sindaco Giorgio Guazzaloca, spesso ospite al ristorante. "Come gioiello da polsino era splendido — racconta il proprietario — e lo abbiamo esposto nella nostra bacheca. E’ andato subito a ruba". Da quell’idea nascono tanti modelli. Quelli in argento brunito con diamanti. Quelli in oro rosa con brillanti sintetici. Tutti in una custodia in legno dove è stata incisa la ricetta tradizionale dei tortellini Biagi depositata alla Camera di Commercio.






STORIA DEL RISTORANTE


Il 28 Ottobre 1933 fu aperto al traffico il “Cavalcavia“ del Comune di Casalecchio di Reno, opera di grande importanza per i miglioramenti della viabilità su strada e rotaia grazie ad essa infatti veniva velocizzato un tratto di strada caratterizzato dalla confluenza della strada provinciale n° 596 detta Bazzanese con la strada statale n° 64 detta Porrettana.
Negli anni immediatamente successivi a questo mutamento nel tessuto della viabilità urbana fu costruito, nell’area prospiciente tale incrocio, uno stabile e nella primavera del 1937 Adelmo Biagi insieme ai suoi famigliari, la moglie Maria, il figlio Ivano e la figlia Iride, vi prese in gestione quello che allora si presentava come un bar con annessa la cucina per la preparazione di eventuali piatti caldi.

Il “Ristorante Biagi” si caratterizzò subito come tipico e specializzato nella tradizionale cucina Bolognese, cosa per altro assai comune all’epoca, e come frequentato punto d’incontro dei Bolognesi che venivano a fare scampagnate al Lido di Casalecchio e sulle colline dei dintorni, come confermano oggi anche i vecchi Casalecchiesi. Fin dai primi tempi il ristorante fu meta consueta anche di tutta la buona società bolognese che ritrovava, e ha ritrovato fino al 11-10-1999, fra le sue mura la genuina atmosfera dei caratteristici ristoranti petroniani e i piatti classici della cucina locale. Anche molti dei viaggiatori e turisti di passaggio per Casalecchio per rifocillarsi e per stabilire proficui incontri soprattutto d’affari.
Negli anni di guerra il locale rimane aperto, ad eccezione di un breve periodo durante i bombardamenti a tappeto del 1945, e in esso si alternano fra gli altri come avventori anche gli ufficiali tedeschi prima e quelli anglo-americani poi, cosa che consente al ristorante e alle due piccole sale, una a lato del bar e l’altra sul retro, di dare un notevole impulso all’elemento tradizionale della cucina già allora molto apprezzato dagli stranieri.
Terminata la guerra “Biagi” proseguì la sua attività con sempre maggiore risonanza, infatti sono questi gli anni in cui il locale veniva frequentato da numerosi ciclisti all’epoca veri idoli, quali Gino Bartali, Fausto Coppi, Fiorenzo Magni, Benito Lorenzi detto Veleno, nonchè da altri famosi sportivi quali Manuel Fangio, Zeno Colò e numerose personalità del mondo politico e culturale, di cui le molte e affettuose testimonianze di saluto sono andate in parte perdute, che quando transitavano nelle vicinanze non dimenticavano di fare tappa da “Biagi”.
E’ nel periodo compreso fra il 1960 e l’inizio degli anni ’70 che vi sono il maggior numero di mutamenti nell’organico del ristorante: Iride sposandosi lascia l’attività, Ivano si sposa a sua volta con Dina Carboni, attuale chef, e poi Adelmo e Maria si ritirano e la gestione a tutti gli effetti nelle mani di Ivano. Di questi anni, per la precisione nel 1967, anche l’apertura del tronco autostradale Bologna-Firenze che arricchisce ulteriormente la tipologia d’afflusso della clientela soprattutto di amatori e di gourmets.

Pertanto Dina e Ivano decidono di potenziare ulteriormente la cucina tipicamente bolognese portandola a livelli di altissima qualità. In essa è prevista, fra gli altri piatti, la caparbia produzione di minuscoli tortellini, secondo la più antica tradizione, da cuocere in brodo. Tortellini che per le loro dimensioni e per la loro fragranza sono diventati ormai famosi in tutto il mondo e costituiscono uno dei “miti” del Ristorante Biagi, come confermano le continue richieste di prenotazioni provenienti non solo da ogni parte d’Italia ed Europa, ma anche dall’America e dal Giappone. E come attestano gli innumerevoli servizi giornalistici apparsi sui giornali di mezzo mondo. Senza poi contare le trasmissioni televisive dedicate al ristorante o che hanno avuto come protagonisti i suoi titolari, Ivano e Dina, chiamati a più riprese a partecipare ad importanti programmi e manifestazioni quali ambasciatori e depositari dei valori dell’autentica cucina bolognese.
Ai primi anni ‘90 nell’azienda sono inseriti anche i figli, Simona e Fabio, che assieme ai genitori si concentrano nell’ulteriore miglioramento qualitativo dei piatti pur nella salvaguardia della tradizione culinaria e dell’atmosfera del locale: la sua disposizione, gli arredi e il cibo divengono quasi un tutto unico inscindibile.
E i clienti, che lo frequentavano bambini, ritornandovi a distanza di anni ormai adulti, immediatamente ritrovano le emozioni e l’atmosfera di un tempo in un locale dove pare che il tempo si sia fermato.

In questi ultimi trenta anni la notorietà del ristorante è cresciuta di pari passo con i numerosi riconoscimenti che ha ricevuto. Fra i quali:
il “Dionisio dell’Ospitalità” della Federazione Italiana Pubblici Esercizi assegnato il 20/11/73 ad Adelmo Biagi e poi il 29/04/1983 ad Ivano Biagi,
il “Tortellino d’ ORO” assegnato nel 1972 da una commissione presieduta da Alessandro Cervellati,
il premio “Artefici del lavoro italiano nel mondo” assegnato in Campidoglio a Roma in occasione del trentennale della Repubblica Italiana, 1946-1976,
il Cavalierato della Repubblica Italiana assegnato ad Ivano Biagi per la sua attività il 2 giugno 1981 durante la presidenza di Sandro Pertini,
il riconoscimento da parte del Comune di Casalecchio di Reno del 1 maggio 1994 per i 57 anni di conduzione dell’attività familiare ad Ivano Biagi
e quello dell’Associazione dei Commercianti, degli Operatori Turistici e dei Servizi della Provincia di Bologna per i 50 anni di vita e lavoro associativo.
E per ultimo, ma solo in ordine di tempo, il Comune di Casalecchio di Reno ha deciso di intitolare a “Biagi” sulle carte topografiche e toponomastiche l’incrocio stradale davanti al ristorante, poiché a parere di tutti è l’unico modo per capire di quale luogo si stia parlando in modo inequivocabile.
Sempre più numerosa è poi divenuta la frequentazione del ristorante da parte di celebrità del mondo della cultura, dello sport, dello spettacolo, delle istituzioni e della vita politica che seguendo una moda ancor oggi in voga con piacere e simpatia hanno lasciato brevi dediche e talvolta fotografie.
Alcuni di essi poi, uno per tutti, Gianni Brera, che da “Biagi” aveva per così dire una seconda casa, hanno accresciuto ulteriormente la notorietà del ristorante, che oggi va ben oltre i confini nazionali, citandolo su riviste e giornali sia specializzati nell’ambito culinario che in quello informativo.
Fra gli avventori più fedeli è doveroso ricordare Pio Manzù, Minguzzi, Giulietta Masina e Federico Fellini, che per parecchio tempo si provò di convincere l’Ivano Biagi a recitare la parte dell’oste da prima ne “La nave va” e poi ne “La voce della luna”, Franca Rame, Dario Fo, e poi Federico Zeri, Stephen Pepper, Carlo Bozzoli e uomini politici quali Achille Ochetto, Nicola Mancino, Claudio Petruccioli, Aureliana Alberici, Sergio Sabatini. Non mancano anche le illustri personalità del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo da Luciano Tajoli a Narcisio Parigi, da Vasco Rossi a Riccardo Cocciante, da Eddie Merckx a Nino Benvenuti, da Gianni Morandi a Renzo Arbore, da Vittorio Gassman a Roberto Benigni, da Nereo Rocco ad Alfredo Martini, da Giancarlo Giannini a Gigliola Franzoni, e tanti altri ancora. E poi giornalisti sportivi e non, quali Ezio Zermiani, Paolo Frajese, Osvaldo Bevilacqua, Italo Cucci, Giuseppe Castagnoli, Mino Damato.
E da ultimo Gad Lerner che assieme a Nancy Brilli nel corso della trasmissione Format trasmessa su Rai Tre il 6 febbraio 1998 alle ore 23,25 nomina più volte il Ristorante Biagi decantandone la cucina e i celebri tortellini ed esprimendo il desiderio di assaporarli.
Alla fine del 1999 in seguito a un contenzioso giuridico è stato necessario cambiare la sede storica del ristorante che pur non mutando in nulla la sostanza ha cambiato totalmente la forma nonché l’indirizzo essendosi trasferito nel centro della città di Bologna, in Via della Grada al n°6.
Qui l’attività prosegue in un locale nuovo, elegante ed allo stesso tempo pregno di quel clima famigliare che per tanti anni ha caratterizzato la sede “storica” di Casalecchio di Reno. Ora Ivano Biagi ha ceduto il posto al figlio Fabio, che porta avanti la tradizione con la madre e la sorella.n questi ultimi anni l’attività di ristorazione è continuata di pari passo con altri numerosi riconoscimenti e ne ricordiamo uno tra tutti consegnato a Venezia da Vittorio Sgarbi: il “Sole” dato da Veronelli nel 2001.













Fonti: 

http://www.ristorantebiagi.it/

http://bologna.repubblica.it/dettaglio/leccornie-da-indossare-i-tortellini-di-biagi/1705602

www.turtlen.it

domenica 3 giugno 2012

Crollo e caduta dell'Euro

È solo di qualche giorno fa l'articolo del giornale americano New York Times che descrive come le banche del mondo si stanno preparando ad un imminente crollo dell'euro e ora anche il quotidiano inglese Daily Telegraph rivela delle manovre preventive del ministero degli esteri britannico in vista della fine dell'eurozona.
Il New York Times dice senza troppi giri di parole che grandi colossi bancari americani come Citigroup e Merrill Lynch oltre a dismettere tutti i titoli di stato dell'eurozona, si stanno già organizzando per il crollo dell'euro, che in assenza di importanti interventi politici da parte dell'Unione Europea, potrebbe essere già in crisi entro le prossime due settimane.
Fonti delle banche britanniche Barclays Capital e Royal Bank of Scotland rivelano che “la crisi finanziaria dell'eurozona è entrata in una fase molto più pericolosa e un crollo dell'euro appare adesso probabile piuttosto che possibile”.
Altre grandi banche di Hong Kong e la banca giapponese Nomura stanno facendo degli stress test dei propri istituti bancari in previsione del crollo dell'euro e hanno intensificato il monitoraggio dell'esposizione delle banche asiatiche nei titoli di stato europei e dei depositi in euro.
Ma le rivelazioni più allarmanti arrivano dalla Gran Bretagna, dove il funzionario Andrew Bailey della Financial Services Authority ammette che “non può essere ignorata la prospettiva di un'uscita disordinata di alcuni paesi dalla zona euro” e in previsione di questo evento catastrofico devono essere messe a punto tutte le misure di emergenza da attuare con rapidità.
Il quotidiano britannico Daily Telegraph riporta le preoccupazioni di alcune fonti anonime del ministero degli esteri inglese secondo cui “l'euro si potrebbe distruggere in poche settimane e l'evento scatenante può essere il fallimento di una grande banca, la caduta di un governo, un altro flop in un'asta dei titoli europea, dopo quella della Germania di mercoledì scorso”.
Il dipartimento inglese del Foreign e Commonwealth Office ha inviato alle ambasciate e ai consolati della Gran Bretagna che si trovano in territorio dell'eurozona precise istruzioni di comportamento in caso di scenari estremi che includono rivolte, sommosse e proteste popolari successive al crollo dell'euro e al fallimento a catena delle banche europee, che scatenerebbe la rabbia dei clienti e la corsa agli sportelli.
Secondo le parole di un importante ministro inglese la Gran Bretagna si sta preparando al peggio e dichiara che il crollo dell'euro è ormai solo una questione di tempo, mentre il giornale aggiunge che “alla diplomazia estera inglese è stato anche detto di prepararsi ad aiutare decine di migliaia di cittadini britannici nei paesi della zona euro per le conseguenze di un collasso finanziario che non gli darebbe la possibilità di accedere a conti bancari o anche a prelevare contanti”.
Senza volere scatenare il panico, è giusto quindi informare i cittadini europei di quello che sta accadendo nelle istituzioni estere, che guardando da fuori la situazione hanno sicuramente una visuale più obiettiva e realistica rispetto ai politici e banchieri europei, che continuano ad ignorare la possibilità di un crollo improvviso dell'euro e ad ostentare fiducia nella moneta unica e nel progetto dell'Unione Europea.

Corona Norvegese, la nuova moneta rifugio se cade l'Euro

Non è solo il livello di indebitamento della Grecia a preoccupare, anche il debito delle più solide economie dell’Eurozona è infatti considerevolmente cresciuto negli ultimi 18 mesi. Il problema dell’eccessivo indebitamento infatti non coinvolge più solo le economie maggiormente fragili come Grecia, Portogallo, Irlanda e Italia ma si estende ora anche a Francia e a Germania. Questo fenomeno sembra aver colpito anche le economie europee al di fuori dei confini dell’area euro, tradizionalmente considerate “sicure”, come ad esempio la Svizzera.
Se anche le economie europee più solide cedono a fronte dell’eccessivo indebitamento, è allora lecito aspettarsi che, in uno scenario di rallentamento economico (che non si può ancora escludere nonostante il miglioramento degli ultimi mesi), i tradizionali paesi del “fly to quality” (cioè il fenomeno di spostamento della liquidità verso investimenti con il massimo grado di sicurezza), che storicamente sono stati: Svizzera, Germania, Olanda e Francia, potrebbero risultare meno appetibili che in passato.

A tal proposito osserviamo che l’unica economia del Vecchio Continente a non avere problemi di debito è la Norvegia; caratterizzata da un PIL pari a 100 miliardi di dollari e contestualmente da una capitalizzazione del Fondo sovrano, Government Pension Fund of Norway, più di quattro volte superiore al valore del PIL, ovvero 455 miliardi di dollari. Ricordiamo che il Fondo sovrano norvegese è costituito dai proventi derivanti dalla vendita del petrolio.

L’analisi della situazione norvegese risulta particolarmente interessante, poiché la corona norvegese potrebbe in futuro rappresentare la cosiddetta “valuta rifugio” in un contesto in cui l’eccessivo indebitamento, che coinvolge ormai la maggior parte delle economie dell’Eurozona, potrebbe avere come conseguenza un indebolimento della valuta comune (cosa già in parte successa nelle ultime settimane). Perché ciò accada, dovranno comunque modificarsi le dinamiche di mercato manifestatesi negli ultimi due anni.
La corona norvegese infatti ha subìto un’ampia svalutazione in occasione della crisi, come si vede nel grafico che riporta l’andamento del tasso di cambio euro-corona negli ultimi due anni. E’ evidente come in concomitanza con l’aggravarsi della crisi la valuta norvegese abbia subìto una svalutazione via via più significativa, man mano che gli investitori si spostavano dalle valute “periferiche” all’euro. Il picco massimo della svalutazione è stato raggiunto nel dicembre del 2008 quando è stato superato il livello di 10.

Ci sembra tuttavia che sussistano segnali che indicano un mutamento del rapporto di forze tra le due valute. Dal 2009 infatti il tasso di cambio sta gradualmente rientrando e attualmente registra un valore pari a 8,1540, al di sotto della media degli ultimi due anni (8,2077), a dimostrazione della forza della valuta norvegese e contestualmente della debolezza dell’euro.

A favore dell’ipotesi di utilizzare la corona norvegese come valuta rifugio inoltre, intervengono anche considerazioni in merito alla quotazione dei credit default swap (CDS) dei paesi europei tradizionalmente più “sicuri”.
Prendendo ad esempio la quotazione dei CDS di Svizzera, Germania e Norvegia negli ultimi due anni, il confronto (vedi il grafico) evidenzia come la Norvegia abbia continuato a quotare al di sotto sia della Germania sia della Svizzera, con un differenziale che nelle ultime settimane continua ad aumentare. Attualmente il CDS della Norvegia quota infatti a 21 punti base contro i 35 della Germania e addirittura i 62 della Svizzera.

Ciò significa che il mercato reputa la Svizzera sicuramente più rischiosa rispetto a Germania e Norvegia. Per quanto riguarda queste due ultime economie si osserva come fino al momento precedente l’esplosione della crisi finanziaria, i CDS fossero quotati praticamente allo stesso livello. Con l’intensificarsi della crisi hanno seguito il medesimo andamento sebbene il prezzo del CDS tedesco sia aumentato più che proporzionalmente.
Ci sembra quindi interessante osservare come attualmente si stia assistendo ad un ampliamento del differenziale tra Germania/Svizzera e Norvegia, a dimostrazione che l’eccessivo indebitamento delle economie dell’Eurozona sta producendo effetti negativi sul benchmark europeo. La Norvegia, invece, risulta essere indipendente da tali fenomeni, e questo rappresenta il motivo per cui riteniamo interessante considerare la sua valuta una valida opportunità in ottica difensiva per la diversificazione monetaria del proprio portafoglio di investimento.

sabato 2 giugno 2012

Tiramisú: origine e storia del dolce veneto

Il tiramisù è uno dei dolci italiani più famosi, in Italia e nel mondo. Fa parte della categoria di dolci a strati, come la zuppa inglese: l'originalità della ricetta del tiramisù è negli ingredienti, dove troviamo zabaione, caffè, mascarpone, biscotti secchi (savoiardi). Il tiramisù è nato a Treviso, a dispetto delle varie versioni che sono nate nel tempo.

L'antenato del tiramisù è descritto nel libro "Il ghiottone veneto" del gastronomo Giuseppe Maffioli, dove si parla della tradizione di consumare lo zabaione insieme alla panna montata e a dei biscotti secchi detti baicoli.
Ne "I dolci del Veneto", pubblicato nel 1983 da Giovanni Capnist, troviamo una ricetta del tiramisù, anche se non viene chiamato con questo nome, mentre solo nel 1988, nel testo "La Marca Gastronomica", troviamo finalmente il tiramisù, descritto come un dolce preparato nel ristorante Le Beccherie, a Treviso.

Preparazione :
Preparare il caffè e lasciarlo raffreddare in una ciotola;
Montare a spuma 12 tuorli d’uova con ½ kg di zucchero ed incorporarvi 1 kg di mascarpone ottenendo così una crema morbida;
Bagnare 30 savoiardi con caffè facendo attenzione a non inzupparli troppo e disporli in fila al centro di un piatto circolare;
Spalmare sui savoiardi metà della crema e poi sovrapporre un altro strato di 30 savoiardi bagnati con il caffè’, spalmare poi la superficie con la rimanente crema di mascarpone;
Cospargere il mascarpone con del cacao magro setacciato;
Passare in frigo sino al momento di servire.
Negli anni il Tiramesu’ ha subito delle evoluzioni – alcuni ingredienti sono stati sostituiti ed altri ne sono stati aggiunti.

In sostituzione ai savoiardi:
- Pan di spagna
- Pavesini
- Pandoro (Tiramesu’ natalizio)
- Biscotti al latte
- Savoiardi sardi (molto piu’ grandi dei classici)

In sostituzione o a meta’ con il mascarpone:
- Ricotta (Tiramesu’ Light)
- Crema pasticcera
- Panna montata
- Chiara d’uovo montata a panna

In sostituzione alle rossa d’uovo:
- Zabajone