È solo di qualche giorno fa l'articolo del giornale americano New York Times che descrive come le banche del mondo si stanno preparando ad un imminente crollo dell'euro e ora anche il quotidiano inglese Daily Telegraph rivela delle manovre preventive del ministero degli esteri britannico in vista della fine dell'eurozona.
Il New York Times dice senza troppi giri di parole che grandi colossi bancari americani come Citigroup e Merrill Lynch oltre a dismettere tutti i titoli di stato dell'eurozona, si stanno già organizzando per il crollo dell'euro, che in assenza di importanti interventi politici da parte dell'Unione Europea, potrebbe essere già in crisi entro le prossime due settimane.
Fonti delle banche britanniche Barclays Capital e Royal Bank of Scotland rivelano che “la crisi finanziaria dell'eurozona è entrata in una fase molto più pericolosa e un crollo dell'euro appare adesso probabile piuttosto che possibile”.
Altre grandi banche di Hong Kong e la banca giapponese Nomura stanno facendo degli stress test dei propri istituti bancari in previsione del crollo dell'euro e hanno intensificato il monitoraggio dell'esposizione delle banche asiatiche nei titoli di stato europei e dei depositi in euro.
Ma le rivelazioni più allarmanti arrivano dalla Gran Bretagna, dove il funzionario Andrew Bailey della Financial Services Authority ammette che “non può essere ignorata la prospettiva di un'uscita disordinata di alcuni paesi dalla zona euro” e in previsione di questo evento catastrofico devono essere messe a punto tutte le misure di emergenza da attuare con rapidità.
Il quotidiano britannico Daily Telegraph riporta le preoccupazioni di alcune fonti anonime del ministero degli esteri inglese secondo cui “l'euro si potrebbe distruggere in poche settimane e l'evento scatenante può essere il fallimento di una grande banca, la caduta di un governo, un altro flop in un'asta dei titoli europea, dopo quella della Germania di mercoledì scorso”.
Il dipartimento inglese del Foreign e Commonwealth Office ha inviato alle ambasciate e ai consolati della Gran Bretagna che si trovano in territorio dell'eurozona precise istruzioni di comportamento in caso di scenari estremi che includono rivolte, sommosse e proteste popolari successive al crollo dell'euro e al fallimento a catena delle banche europee, che scatenerebbe la rabbia dei clienti e la corsa agli sportelli.
Secondo le parole di un importante ministro inglese la Gran Bretagna si sta preparando al peggio e dichiara che il crollo dell'euro è ormai solo una questione di tempo, mentre il giornale aggiunge che “alla diplomazia estera inglese è stato anche detto di prepararsi ad aiutare decine di migliaia di cittadini britannici nei paesi della zona euro per le conseguenze di un collasso finanziario che non gli darebbe la possibilità di accedere a conti bancari o anche a prelevare contanti”.
Senza volere scatenare il panico, è giusto quindi informare i cittadini europei di quello che sta accadendo nelle istituzioni estere, che guardando da fuori la situazione hanno sicuramente una visuale più obiettiva e realistica rispetto ai politici e banchieri europei, che continuano ad ignorare la possibilità di un crollo improvviso dell'euro e ad ostentare fiducia nella moneta unica e nel progetto dell'Unione Europea.
Il New York Times dice senza troppi giri di parole che grandi colossi bancari americani come Citigroup e Merrill Lynch oltre a dismettere tutti i titoli di stato dell'eurozona, si stanno già organizzando per il crollo dell'euro, che in assenza di importanti interventi politici da parte dell'Unione Europea, potrebbe essere già in crisi entro le prossime due settimane.
Fonti delle banche britanniche Barclays Capital e Royal Bank of Scotland rivelano che “la crisi finanziaria dell'eurozona è entrata in una fase molto più pericolosa e un crollo dell'euro appare adesso probabile piuttosto che possibile”.
Altre grandi banche di Hong Kong e la banca giapponese Nomura stanno facendo degli stress test dei propri istituti bancari in previsione del crollo dell'euro e hanno intensificato il monitoraggio dell'esposizione delle banche asiatiche nei titoli di stato europei e dei depositi in euro.
Ma le rivelazioni più allarmanti arrivano dalla Gran Bretagna, dove il funzionario Andrew Bailey della Financial Services Authority ammette che “non può essere ignorata la prospettiva di un'uscita disordinata di alcuni paesi dalla zona euro” e in previsione di questo evento catastrofico devono essere messe a punto tutte le misure di emergenza da attuare con rapidità.
Il quotidiano britannico Daily Telegraph riporta le preoccupazioni di alcune fonti anonime del ministero degli esteri inglese secondo cui “l'euro si potrebbe distruggere in poche settimane e l'evento scatenante può essere il fallimento di una grande banca, la caduta di un governo, un altro flop in un'asta dei titoli europea, dopo quella della Germania di mercoledì scorso”.
Il dipartimento inglese del Foreign e Commonwealth Office ha inviato alle ambasciate e ai consolati della Gran Bretagna che si trovano in territorio dell'eurozona precise istruzioni di comportamento in caso di scenari estremi che includono rivolte, sommosse e proteste popolari successive al crollo dell'euro e al fallimento a catena delle banche europee, che scatenerebbe la rabbia dei clienti e la corsa agli sportelli.
Secondo le parole di un importante ministro inglese la Gran Bretagna si sta preparando al peggio e dichiara che il crollo dell'euro è ormai solo una questione di tempo, mentre il giornale aggiunge che “alla diplomazia estera inglese è stato anche detto di prepararsi ad aiutare decine di migliaia di cittadini britannici nei paesi della zona euro per le conseguenze di un collasso finanziario che non gli darebbe la possibilità di accedere a conti bancari o anche a prelevare contanti”.
Senza volere scatenare il panico, è giusto quindi informare i cittadini europei di quello che sta accadendo nelle istituzioni estere, che guardando da fuori la situazione hanno sicuramente una visuale più obiettiva e realistica rispetto ai politici e banchieri europei, che continuano ad ignorare la possibilità di un crollo improvviso dell'euro e ad ostentare fiducia nella moneta unica e nel progetto dell'Unione Europea.
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